venerdì 9 agosto 2013

Gli appalti edili nel Codice di Hammurabi e la responsabilità dell'architetto

Nel 1902 l'archeologo francese Jacques De Morgan scoprì un cippo in pietra di basalto nero del 18° secolo a.C. nella città di Susa, in Persia, nel dipartimento di Khuzestan, al confine meridionale dell'attuale Iraq (antica Mesopotamia) e confinante anche con l'attuale Kuwait. Ora è conservato al Museo del Louvre a Parigi.
Dell'altezza di 2,2 m., il cippo conteneva il cosiddetto Codice di Hammurabi (re di Babilonia, a cira 80 km a sud di Bagdad) in caratteri cuneiformi; fu tradotto da Jean-Vincent Scheil e pubblicato nel 1904.
Negli anni successivi sono stati rinvenuti altri cippi quasi uguali che fa supporre una esecuzione in serie per l'esposizione in città diverse.
La superficie esterna è interamente ricoperta di scrittura, anche nella parte posteriore; nella parte anteriore in alto sono raffigurati il Re Hammurabi che apprende la legge direttamente dal Dio della Giustizia (seduto sul trono).

Esso consta di 282 articoli sulle materie allora interessate da contenzioso. Per una sintetica esposizione del significato e del contenuto del cippo si veda questo link. Qui interessano gli articoli relativi alla responsabilità del costruttore, parola che può indicare anche il capo-costruttore, ovvero l'architetto.
Tali articoli sono enumerati dal 228 al 233, e illustrano le semplici regole che qui si riportano:

228. Qualora un costruttore costruisca una casa per qualcuno e la completi, egli darà a lui un compenso di due shekels in denaro per ogni sar di superficie.
229. Qualora un costruttore costruisca una casa per qualcuno, e non la costruisca debitamente e la casa che costruì cada ed uccida il proprietario, allora quel costruttore sarà messo a morte.
230. Qualora uccida il figlio del proprietario il figlio di quel costruttore sarà messo a morte.
231. Qualora uccida uno schiavo del proprietario, allora darà in pagamento un suo schiavo per lo schiavo del proprietario della casa.
232. Qualora rovini dei beni, risarcirà per tutto ciò che fu rovinato, ed in tanto in quanto non costruì debitamente questa casa che egli costruì e cadde, la ricostruirà daccapo di tasca propria.
233. Qualora un costruttore costruisca una casa per qualcuno, anche se non l'abbia ancora completata; se poi i muri sembrano pericolanti, il costruttore deve rendere solidi i muri di tasca propria.

Lo stile espositivo è senz'altro scarno ed estremamente sintetico, come era nell'uso di allora, uso che si è mantenuto fino all'inizio del Novecento, almeno per quanto riguarda l'Italia, quando una edizione dei famosi Quattro Codici (civile, penale, procedura civile e procedura penale) poteva essere contenuta in una mano - diremmo, oggi, tascabile.
Inutile dire che la prassi costruttiva e le regole delle leggi attuali sono molto diverse, sicuramente meno deterministiche di allora, quando, in ogni caso, i giudici, che erano funzionari delegati dal Re, dovevano esercitare la funzione con estrema ponderatezza poiché per la norma n. 5 dello stesso codice erano tenuti al risarcimento per gli errori giudiziari commessi. Non viene stabilito entro quanto tempo vale la responsabilità dell'architetto, ma è da presumere "a vita".
Altre immagini su Flickr.